Il contributo della ciambella

È possibile ripensare l’economia tradizionale?

È possibile creare un innovativo modello economico alternativo a quello vigente?

Ecco, queste sono le domande fondamentali che hanno attraversato e scosso l’anima della celebre economista della Oxford University, Kate Raworth, la quale, nel tentativo di rispondere a tali quesiti da lei stessa sollevati, ha ideato un nuovo e rivoluzionario paradigma economico, definito “economia della ciambella”.

Questa espressione insolita, curiosa ed accattivante balenava nella mente della Raworth già nel 2011 e, tramite ricerche e studi approfonditi sull’argomento, è confluita e ha dato vita ad un interessante libro pubblicato nel 2017, intitolato per l’appunto: “L’economia della ciambella. Sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo”.

Prima di capire il perché l’autrice abbia utilizzato il termine ciambella, è doveroso comprendere il background, o meglio il presupposto che ha orientato la sua indagine: l’obiettivo principe era quello di mettere in discussione e scardinare il sistema economico lineare tradizionale, basato sul dogma della crescita infinita, per provare a immaginare un modello dove lo sviluppo e la sostenibilità potessero procedere di pari passo, in equilibrio ed armonia.

La Raworth dunque credeva fermamente nell’esistenza di una valida alternativa all’economia attuale, che ha intrapreso il cammino del progresso e della crescita ad ogni costo, ignorando un’evidenza della realtà naturale di primaria importanza: le risorse naturali sono finite e limitate e il tentativo bieco di sfruttarle all’infinito crea un paradosso, sia fisico che logico, che conduce inevitabilmente a elevati livelli di povertà e diseguaglianza e a disastri ambientali ed ecologici.

L’alternativa però esiste e assume i bizzarri contorni di una ciambella. Secondo l’economista britannica, al fine di raggiungere lo sviluppo, ma senza recare danni al nostro pianeta, è necessario pensare e prendere in considerazione due confini: un confine interno relativo alle dimensioni sociali e un confine esterno relativo ai limiti ambientali. Tra questi due confini si espande un’area, a forma di ciambella, dove è possibile mettere in atto uno sviluppo sostenibile.

Per quanto riguarda il confine interno, vengono individuate 11 dimensioni sociali che rimandano a quelle risorse che dovrebbero essere garantite a tutti (cibo, acqua, assistenza sanitaria, educazione…) affinché i basilari ed essenziali diritti umani possano dirsi effettivamente rispettati. Ovviamente, al di sotto di questo confine si creano le condizioni che generano la privazione umana.

In merito al confine esterno, invece, la Raworth indica 9 dimensioni ambientali, come ad esempio i cambiamenti climatici o la perdita di biodiversità, che derivano dall’errato e sconsiderato utilizzo da parte dell’uomo delle risorse naturali. Superato tale confine, si originano le condizioni di degrado ambientale.

La ciambella quindi rappresenta la nostra unica speranza, in quanto costituisce uno spazio sicuro per l’umanità, dove possano convivere giustizia, equità, tutela ambientale e rispetto per le limitate e purtroppo esauribili risorse naturali.

Attualmente, come si può evincere dalla drammatica situazione socio-ambientale che stiamo vivendo, acuita ancor più dall’emergenza Coronavirus, non ci troviamo all’interno della ciambella e la sfida alla quale tutti siamo obbligati moralmente a rispondere ci impone di modificare alla radice il nostro stile di vita eccessivamente consumistico per lasciare spazio a concetti quali la redistribuzione (delle risorse e delle ricchezze) e la rigenerazione (del suolo, dell’ambiente, etica), in grado di reindirizzarci nella giusta direzione, fino a trovare ognuno di noi posto dentro la famigerata ciambella.

L’intuizione felice della Raworth, in piena sintonia con la visione proposta da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Sì, consiste dunque nell’aver compreso come il benessere economico non possa sussistere e prosperare se non accompagnato dal benessere sociale e da quello ambientale. Ritorna con forza la tematica dell’interconnessione e dell’interdipendenza proposta di recente dal pontefice, che prende il nome di ecologia integrale e si sposa alla perfezione con la concezione olistica di Kate Raworth.

Per poter apprezzare fino in fondo la carica e il potere rivoluzionario dell’immagine (concreta) promossa dall’economista inglese, è bene riportare queste sue bellissime ed evocative parole: “Lo strumento più potente in economia non è il denaro, e nemmeno l’algebra. È una matita. Perché con una matita si può ridisegnare il mondo”.

Lorenzo Romagnoli (Dottore in Filosofia)



Lorenzo Romagnoli
l.romagnoli@arca.bio
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