16 Set L’uomo secondo Socrate
Non solo gli addetti ai lavori in questo campo, ovvero esperti e studiosi di filosofia, ma anche coloro che semplicemente hanno “vaghi” ricordi delle lezioni delle superiori o coloro che, mossi da autonoma passione e curiosità, si sono imbattuti in dispute o ragionamenti di natura filosofica, tutti sono concordi nel riconoscere la significativa svolta impressa da Socrate (Atene, V sec. a.c.) alla storia del pensiero filosofico occidentale.
Ognuno di noi, almeno una volta, ha sentito nominare Socrate, il filosofo per eccellenza del mondo antico, filosofo nel senso più letterale ed etimologico del termine: amante del sapere in tutte le sue molteplici e cangianti sfaccettature.
Socrate, come è risaputo, non ci ha lasciato nulla di scritto, ma con la sua esemplare condotta di vita etica e con la sua provocatoria dialettica ci ha illuminato e guidato per svariati secoli, sino ad oggi, lungo l’accidentato percorso che conduce alla verità, ammesso e non concesso che ne esista una sola. Amava dire, infatti, che “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”, ponendo l’accento non tanto sull’obiettivo, che può essere o meno perseguito anche a causa di fattori esterni e indipendenti dalla nostra volontà, quanto piuttosto sul determinante ed imperituro desiderio di scoprire, apprendere, imparare, conoscere.
Socrate, sulla scia di alcuni sofisti (Crizia, Gorgia, Protagora,Trasimaco) suoi contemporanei, ha deciso di rivolgere la sua attenzione non più, o meglio non solo ai fenomeni naturali (fisici) terrestri e celesti, ma all’uomo nella sua interezza e complessità, scandagliando gli abissi più profondi e reconditi della sua anima, del suo io (la coscienza).
Socrate ha indagato e interrogato l’essere umano in maniera approfondita, per non dire petulante od ossessiva, e dalle sue “ricerche sul campo” sono emersi due fondamentali insegnamenti, traducibili in veri e propri mantra rappresentativi del suo “modus philosophandi”: “Conosci te stesso” e “So di non sapere”.
Queste due massime, indissolubilmente legate fra loro, ci permettono di comprendere appieno l’uomo “ideale” secondo Socrate: un essere umano che si è criticamente e coscienziosamente sottoposto ad esame ed ha esplorato la sua intimità per scoprire e prendere consapevolezza dei propri limiti, debolezze e potenzialità, al fine di riconoscere ed ammettere la propria ignoranza di fronte all’oggettiva impossibilità di possedere tutto lo scibile umano.
La sapienza figlia dell’ignoranza non costituisce un paradosso, come molti hanno voluto sostenere, ma esprime un ragionamento frutto del senso comune (il famigerato buon senso) e dell’esperienza empirica: l’uomo, essere limitato strutturalmente per natura, non può assurgere all’intero patrimonio del sapere, vasto ed illimitato, ma deve consapevolmente indirizzare ed orientare i suoi sforzi nella direzione di un determinato settore gnoseologico, indicatogli precisamente dall’analisi psicologica introspettiva (“Conosci te stesso”), conditio sine qua non per scelte e decisioni sagge e responsabili.
Oggi più che mai, in un momento storico segnato dalla crisi socio-economica, acuita dal dilagare del Coronavirus, e dall’emergenza climatica globale sempre più allarmante, sarebbe necessario recuperare e diffondere i valori etici promossi e promulgati dalla lungimirante filosofia (scelta di vita) socratica.
Se desideriamo lasciare in eredità alla generazioni future la speranza concreta e tangibile di abitare un pianeta sano, salubre e in salute, abbiamo l’obbligo morale, paragonabile nella sostanza all’imperativo categorico (il dovere assoluto, il dovere per il dovere) kantiano, di rivoluzionare l’attuale sconsiderato sistema di sfruttamento all’infinito di risorse naturali limitate.
Il nuovo e rinnovato Umanesimo di cui si fa portavoce e garante il Progetto ARCA (Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente) si pone precisamente in questa direzione: una rivoluzione mentale, ancor prima che culturale, è indispensabile per provare a ripristinare concetti come il rispetto, la cura, la tutela della natura e delle sue preziose e “fragili” risorse, nell’ottica di una più ampia ed integrata visione olistica che miri a salvaguardare e rigenerare il suolo, l’ambiente, l’ecosistema e, ovviamente, l’uomo stesso.
Lorenzo Romagnoli (Dottore in Filosofia)
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