Il vociaro delle fisarmoniche

Strumento dell’allegra brigata come della sala da concerto, la fisarmonica è la scatola dei suoni prodotti dal mantice e dalle voci. Il mantice immagazzina l’aria che viene convogliata poi su piccole lamelle metalliche che, vibrando, emettono un suono.

Lo strumento è un aerofono, la cui anima è costituita da quei piccoli segmenti metallici, quasi sempre acciaio, chiamati “voci”.

La consistenza della voce stabilisce la natura del suono, ed ecco la nota.

Do, re, mi, fa, sol, la, si, sopra e sotto il rigo del pentagramma, con tutti gli accidenti possibili.

Ogni tasto, una nota, ogni nota, una voce.

A vederle, io le ho viste, sono tutte uguali, ma uguali logicamente non sono. Una piccola differenza di spessore dà una diversa qualità di suono.

Oggi molti fisarmonicari adoperano delle tranciatrici che scodellano le voci che vogliono.

Ma la qualità delle fisarmoniche si misura proprio da questo piccolo elemento. I più esigenti, gli artisti della fisarmonica, adoperano strumenti fatti artigianalmente. In una piccola fabbrica di Castelfidardo ho visto un intervento di prestigiosa manualità. Ho fatto compagnia ad un “vociaro”.

L’uomo deve aver avuto un orecchio straordinario. Prende una piccola lamella di acciaio, la inserisce in un piccolo foro, esce un suono.

Mettiamo un do diesis. Lui vuole un do naturale. Prende la voce, la guarda, la stringe tra le dita, dà un colpo di lima velocissimo, accosta la lamella all’orecchio…un do naturale. Miracolo.

Lo guardo sbigottito. Mi guarda. Ride. Riprende una lamella. E’ quella del si bemolle.

Massimiliano Montesi (da un testo di Terenzio Montesi per la pubblicazione “Marche: l’Italia che fa”)



Massimiliano Montesi
massimilianomontesi@yahoo.it
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