Un teatro per tutte le stagioni

Convinto dalla seduzione ricognitiva nella ricerca dei teatri “minori”, tali per le dimensioni e la decentrata geografia, il nostro blog alza il sipario di un gioiello di teatro, il Comunale di Montemarciano, dedicato a Vittorio Alfieri, drammaturgo tra i massimi del teatro del secondo settecento europeo. Tra i tanti, quello montemarcianese è un ambiente di ragguardevole prestigio a testimonianza della vivacità culturale, vitalità sociale e amministrativa godute in passato, prima dei mortificanti trasferimenti di strutture istituzionali che hanno declassato la cittadina.

Il recente recupero e il conseguente riuso vogliono ribadire il senso della continuità, che vuol dire non staccarsi dalle radici culturali per sviluppare un progetto di crescita, sulla spinta di una più matura intesa aggregativa.

Questo atteggiamento trova più convinte affermazioni non tanto nei confronti della rappresentazione scenica, già completa e diversificata, quanto in un ritrovato sito comune, scevro da intromissioni di parte, che fa emergere il richiamo dell’appartenenza. Il teatro è di tutti e mio. È l’anello di giunzione tra passato e futuro, tra una generazione e la successiva.

Lì vengono scoperti e fatti propri i valori dell’arte: la grande musica, la prosa delle compagnie di giro, il gusto del dibattito, il racconto della storia collettiva. Lì sono nati i “veglionissimi”, sono fiorite le reginette di bellezza.

Lì si è sviluppata una più estesa veduta del mondo oltre la Gabella, Marina, Cassiano. Il Teatro Alfieri ha avuto, fin dagli esordi, una frequentazione oltre quella prevista agli inizi.

E se una volta venivano reclutati spettatori anche dai lontani Bagni Marotti, tra la fiera e la stazione ferroviaria di Ancona, oggi l’Alfieri sa dotarsi di un cartellone di elevata qualità, con richiami forti rivolti a tutta la provincia di Ancona.

Documenti tardivi e comunque risalenti al 1753 danno testimonianza di una attività di spettacolo, anche se un teatro vero e proprio, con una struttura autonoma, ha iniziato ad operare nel 1798 nel cosiddetto periodo giacobino. Come quasi tutti i teatri dell’epoca, era approntato in legno, con la più idonea conformazione a U, con due ordini di palchi. Ma per il timore di incendi e più ancora per la ridotta disponibilità di posti, si pensò di costruire un teatro stabile per venire incontro ai desideri della gente.

Così, con delibera Comunale del 24 aprile 1884, si pensò di affidare progetto ed esecuzione all’ingegnere Giambattista Marotti, montemarcianese.

Forte del consenso unanime, l’ingegnere Marotti, esperto in ingegneria ferroviaria (mise mano alla tratta marchigiana dell’Ancona-Roma superando, con il traforo della Rossa, parte della barriera appenninica), si applicò, con dedizione totale, all’opera, prima e unica prova di genere teatrale.

All’ingegner Ernesto Medi, il compito di valutare espropri e perizie per il contenimento della spesa prevista in 26.000 Lire.

Due anni dopo, nel 1846, rivisto il progetto per adattarlo alle mutate esigenze, Marotti abbassò i costi assegnando parte di immobili a recupero di quote di esproprio e iniziò subito i lavori.

La prima pietra fu interrata il 15 agosto 1886, come attesta la pergamena ritrovata sul luogo in un tubo di piombo, alle 10 di mattina. I lavori vennero completati nell’agosto dell’anno successivo, programmando addirittura, per settembre, la prima rappresentazione. L’impresario Fidore di Rimini propose otto recite di Rigoletto, con i cantanti in opera nel teatro riminese, ventiquattro professori di orchestra e dodici coristi. Direttore il Maestro Cav. Podesti. Un bel teatro, come lo vediamo oggi.

Due ordini con 32 palchi, un’adeguata platea. Quattro palchi in proscenio. Elegante salone nobile al piano superiore.

Una peculiarità connota il teatro: le colonnette divisorie dei palchetti sono in ghisa, unico teatro delle Marche ad adottare questa soluzione conferendogli eleganza e leggerezza.

La delicatezza degli ornamenti pittorici, la sobrietà di dettagli e la funzionalità acustica formano un insieme di tutto rispetto. Belli il sipario del pittore Alberici di Roma e i decori pittorici affidati al pittore anconitano Buratti.

All’atto dell’ufficializzazione presso il sindaco Giovanni Dionigi, insieme al teatro, venne consegnato anche il programma della prima rappresentazione. Che tempi! Alzare il teatro in un anno è una rara impresa. Il merito va senz’altro alla presenza costante del progettista, Marotti, che ha condotto i lavori senza modifiche importanti. Il progetto venne regalato alla municipalità; non solo, per evitare la sospensione dei lavori, anticipò, pecunia sua, le spese in scadenza.

L’edificio teatrale, al Giro Grande, è la testimonianza di un forte attaccamento del Marotti alla “patria”, alla quale la cultura ha consegnato una piccola parte del riscatto dopo le offese e le spoliazioni.

Anche se costò uno sforzo finanziario non indifferente, perché le spese lievitarono fino alle 82.000 Lire effettivamente sborsate.

Per fortuna il tempo impiegato è stato di appena un anno!

Massimiliano Montesi (da un testo di Terenzio Montesi per la rivista “Buongusto” – luglio 2004)



Massimiliano Montesi
massimilianomontesi@yahoo.it
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