TEMPI DI GUERRA: COME SCEGLIERE QUELLE DA COMBATTERE?

Ci eravamo ormai abituati alla guerra in Ukraina quando ne arriva una nuova, ammesso che fosse mai finita, in Israele e dintorni. Per citare quelle guerre che ci interessano di più, visto che nel mondo si combattono innumerevoli conflitti ma meno mediatici, per noi.

Papa Francesco si è affacciato spesso, ultimamente, a piangere vittime innocenti e a parlare di Pace e tutti noi lo abbiamo ascoltato tra un Tg e un altro. Gli orrori sono sempre gli stessi, non conta dove, quando o chi. Queste morti violente, eclatanti, strazianti ci indignano, ci offendono, ci turbano, ci spaventano e i media ce ne forniscono un resoconto continuo, purtroppo a volte spettacolarizzato. Il rischio è la banalizzazione dei temi e dei fatti.

Ma c’è un’altra guerra meno roboante che, a parte fenomeni macroscopici e a volte devastanti agisce in modo subdolo e nascosto. Spesso non ce ne rendiamo conto ma, checché se ne dica, la goccia scava la montagna. E’ la guerra al cambiamento climatico e, senza voler fare tristi classifiche, secondo un datato rapporto presentato alla seconda Assemblea delle Nazioni unite sull’ambiente, svoltasi a Nairobi, all’ inquinamento e al degrado ambientale sono attribuibili morti premature circa 234 volte superiori a quelle legate ai numerosi conflitti in atto in tutto il mondo.

12,6 milioni di decessi al mondo nel 2012 sono attribuibili al deterioramento delle condizioni ambientali, il 23% del totale. Dato sicuramente in aumento oggi considerando che il cambiamento climatico è vistosamente aumentato. Miliardi di persone nel pianeta sono vittime delle catastrofi naturali legate ai cambiamenti climatici. Tragedie che ci devono far riflettere, far prendere consapevolezza e posizione. Anche di queste morti ci dobbiamo indignare e forse non lo facciamo abbastanza. I media hanno la loro responsabilità, dovrebbero parlarne di più, ma, lasciandosi guidare dai dati dell’audience, trasmettono solo quello che li fanno aumentare. In definitiva il loro quasi silenzio dipende dal nostro ingiustificato disinteresse. Dovrebbero però informare che la battaglia riguarda noi tutti con i nostri comportamenti quotidiani e che la guerra per raggiungere gli obiettivi ambientali stabiliti con gli accordi di Parigi non è ancora perduta, come affermano tanti scienziati, il nostro Premio Nobel Parisi in testa.

L’attuale situazione ci fa pensare all’aneddoto narrato nei Promessi Sposi. I galli che Renzo sta portando ad Azzeccagarbugli, legati a mazzo per le zampe, stanno andando verso una morte certa, eppure, nonostante la tragica circostanza, continuano a litigare e a beccarsi tra di loro. La loro situazione non vi ricorda quella attuale dell’umanità? E’ in pericolo ma le nazioni invece di riconciliarsi e allearsi tra loro per combattere il nemico comune si combattono tra di loro trascinandola verso una fine certa. Dovremmo mobilitarci tutti motivati dallo stesso sdegno che proviamo alla vista delle vittime delle guerre. Ma non facciamo abbastanza se non addirittura nulla né per le une né per l’altra, anche se quella ambientale riguarda direttamente noi e la nostra discendenza.

Chiediamo ancora aiuto al nostro amato Francesco. Qui Lo chiamiamo in causa non solo come Guida Spirituale della Chiesa Cattolica, ma anche come intellettuale con un background di scienziati qualificatissimi che Gli forniscono continuamente informazioni e dati scientifici aggiornati. In ogni caso il problema ambientale e climatico trascende qualsiasi credo religioso che ognuno di noi possa avere.

A otto anni dalla pubblicazione della Lettera enciclica Laudato si’, le Sue preoccupazioni in merito alla salvaguardia della nostra casa comune sono rimaste. Non stiamo facendo abbastanza. L’esortazione è quella di accelerare poiché il raggiungimento del punto di non ritorno diventa una possibilità con impatti pesantissimi sulla vita di tutte le persone. Parole estrapolate dall’ Esortazione Apostolica Laudate Deum di Papa Francesco a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Dopo i costi in vite umane non dimentichiamoci delle altre voci di spesa o meglio, però, definibili come sprechi che la nostra opulenta società non può più permettersi, se vuol diventare più equa e sostenibile. Ad esempio, tutti i sistemi agroalimentari, protagonisti nel bene e nel male sull’impatto climatico, hanno costi nascosti. Oltre ai morti sopracitati li paghiamo tutti anche questi, pur se non equamente.

Per la prima volta, la FAO ha calcolato i costi nascosti ambientali, sanitari e sociali nei sistemi agroalimentari di 154 Paesi e che ammontano ad almeno 10.000 miliardi di dollari. Ma il conto dei morti e degli sprechi è in aumento e i tempi di pagamento per l’umanità si accorciano, ecco cosa dice l’Illuminato Papa Francesco.

 

Scritto a quattro mani da Massimiliano Montesi e Bruno Garbini 

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