Spigolature marchigiane (3)

Nel 1811…

fu effettuata l’inchiesta etnografica Napoleonica del Regno Italico nei dipartimenti del Metauro, del Musone e del Tronto. Questi erano i settori amministrativi che identificavano le Marche con rispettivamente Pesaro/Urbino insieme ad Ancona, Macerata e Fermo capoluoghi. La capitale del Regno Italico era Milano e le Marche rappresentavano il confine meridionale con il Regno di Napoli, in mano a Murat. L’amministrazione del Regno, nonostante coincise con un periodo cupo della nostra storia, effettuò interessanti inchieste di cui una riguardava le costumanze degli “autoctoni” marchigiani. Tra i maggiori fautori delle ricerche antropologiche (diremmo oggi) e delle realizzazioni iconografiche furono i Professori di storia, lettere e disegno dei Licei dipartimentali.

Sergio Anselmi, con la collaborazione di Paola Magnanelli, Marco Moroni, Renzo Paci, Augusta Palombarini e Luigi Rossi, ha realizzato la riedizione dell’Opera, promossa dalle Fondazioni delle Casse di Risparmio delle Marche con particolare riferimento a quella fermana (Edizioni Sapere Nuovo – Ottobre 1995).

La grande raccolta iconografica si affianca al testo che ripercorre usi e costumi delle nostre campagne. Oltre alla puntuale analisi storiografica, all’aspetto agricolo, amministrativo e antropologico, è possibile cogliere aspetti che identificano l’essenza di un popolo fortemente contadino. Degne di menzione le appendici che fanno toccare con mano ed in presa diretta il “pathos” dell’epoca. L’originale dell’inchiesta si trova attualmente presso la Civica Raccolta delle stampe “A.Bertarelli” di Milano.

Massimiliano Montesi

 

Il SATOR

Sapevate che ce n’è uno nella Chiesa di San Lorenzo a Paggese di Acquasanta Terme?

Ma nelle Marche ce ne sono anche altri, a Fabriano (AN) nella Chiesa di Santa Maria in Plebis Flexiae, a Urbino presso la Chiesa di Sant’Andrea in Primicilio e a Monterubbiano (AP), nella Chiesa di Sant’Agostino.

Il SATOR, considerato uno dei grandi enigmi irrisolti, è un cosiddetto quadro palindromo che alcuni ritengono una formula magica, altri un simbolo paleocristiano. In pratica esso rappresenta un quadro letterale in cui la frase latina può essere letta in ogni senso.

SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS.

Pare che il SATOR fosse una crucis dissimulatae, croce nascosta, poiché ai primi Cristiani era proibito raffigurare il vero crocifisso.

Nei secoli il presunto potere misterioso del SATOR ha coinvolto religiosi, eruditi, re e scienziati. SATOR sono stati ritrovati in Africa, in Asia ed in Europa. Uno è stato ritrovato anche negli scavi di Pompei del 1936. E qui nasce un mistero nel mistero: se l’eruzione è avvenuta nel 79 DC, come è possibile tale presenza se Tertulliano dice che non vi erano cristiani a Pompei sino a tal data?

Ma non avventuriamoci troppo in altri misteri

Massimiliano Montesi (fonte: pubblicazione “Manoscritti segreti”)

 

Nel 1570…

Bartolomeo Scappi, cuoco rinascimentale marchigiano, scrisse le sue ricette in una opera importantissima poiché anticipava la moderna tecnica di cucina. Pensate che al convito di Carlo V presentò un menù con 780 portate!

Gli altri antichi trattati di cucina marchigiana più importanti, redatti successivamente tra il ‘700 ed il ‘900, sono “Il Cuoco maceratese”, uscito nel 1779, del famosissimo Antonio Nebbia (l’inventore dei princisgras, ovvero i vincisgrassi), “Il Cuoco delle Marche” (anonimo), “Il fa per tutti” (anonimo) e “Il Cuoco classico” di Cesare Tirabasso.

Massimiliano Montesi (fonte: Terenzio Montesi”)

 

Francesco Scacchi…

medico e monaco Benedettino fabrianese, elaborò un metodo di rifermentazione del vino che descrisse nel libro “De Salubri Potu Dissertatio” (“Del Bere Sano”). Ciò accadde però nel 1622 quando Dom(inus) Perignon, per la cronaca francese inventore del famoso Champagne francese, non era ancora nato. Che la “bollicina” sia davvero un’invenzione marchigiana?

Massimiliano Montesi (fonte: pubblicazione “Del Bere Sano”)

 



Massimiliano Montesi
massimilianomontesi@yahoo.it
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