I mastri pellettieri

Via della Conce a Borgo Conce.

Sono rimaste le stinte indicazioni, e non dappertutto, a testimoniare la fervida attività pellettiera nei cento paesi. C’erano più bestie che uomini allora. I fiumi colmi d’acqua. I beni di stalla e di bottega duravano una vita e oltre.

Ho visto di recente la conceria di Esanatoglia che ruba l’acqua all’Esino appena nato: fiumi, freddo, puzzo, disagi, fatica, il rovescio di una straordinaria medaglia coniata con arte dai mastri pellettieri marchigiani. Oggi la materia prima giunge da fuori: nord Italia, Toscana, Campania e anche dall’estero. Le pelli arrivano già levigate, colorate, profumate, tagliate. Gli artigiani modellano, tagliano, incidono, legano, cuciono, incollano.

Il loro patrimonio, oltre al laboratorio e alle macchine, è la mano, sicura e infallibile, è l’innato senso per la forma e la funzione dell’oggetto, è l’innato culto del bello.

Commercialmente c’è il sostegno della credibilità, dell’onestà dei rapporti con i committenti.

Il supporto tecnologico, l’informatica e il marketing sono solo sussidi.

L’universo produttivo dei mastri pellettieri ha in Tolentino l’indiscussa capitale. Alzate gli occhi sulle alte pareti e sul cappellone gotico della basilica affrescato dai giotteschi e guardate santi e frati. Vedrete che qui la corda che cinge il saio è stata sostituita da una cinta in cuoio nero e S. Nicola, titolare della fede dei tolentinati, fa da testimone alla campagna pubblicitaria della Ditta. Se non fosse per il voto di povertà, gli agostiniani in posa porterebbero borselli e ventiquattrore e, nei segreti della tonaca, portafogli e portadocumenti per il paradiso.

A Tolentino, nel 1907, accese la luce del mito quel Nazzareno Gabrielli che è diventato sinonimo di nobiltà artigiana nel mondo.

Sul Chienti è tornata a vivere anche la conceria, le cui tracce si erano perdute nei secoli.

I capioperai della ditta si sono messi in proprio: sono nate decine di botteghe, per talea. Così si è riscoperto il mestiere a Corridonia, Loro Piceno, Caldarola, Jesi, Falconara, Fermo, Offida, Pesaro e Urbino.

Proprio nella città di Federico cercate la “griffe” di Piero Guidi, l’ultimo, per età, dei grandi pellettieri marchigiani: la sua fantasia è cittadina del mondo. Piero come Della Francesca e Guidi come gli antichi padroni delle terre di Romagna. L’artigiano nostro ha come maestra la storia!

Massimiliano Montesi (da un testo di Terenzio Montesi per la pubblicazione “Marche: l’Italia che fa”)



Massimiliano Montesi
massimilianomontesi@yahoo.it
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