La preziosa testimonianza di Salgado

Dopo aver celebrato la Giornata mondiale della Terra e le due ancor più recenti dedicate rispettivamente alla tutela delle api e della biodiversità, oggi, 5 giugno, si festeggia la Giornata mondiale dell’ambiente, istituita nel 1974 con uno slogan a quei tempi già emblematico e significativo: “Only One Earth”.

Il filo rosso che accomuna tutte queste ricorrenze si staglia nitido e ben riconoscibile: la ferrea volontà di sensibilizzare e rendere le persone consapevoli delle varie problematiche ambientali, a partire proprio dalla drammatica e continua scomparsa degli insetti impollinatori e dalla drastica diminuzione di biodiversità, che non a caso costituisce precisamente la tematica scelta per la Giornata di oggi.

I valori fondanti di ARCA (Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente) sono rintracciabili nel rispetto, nell’amore e nella cura per l’ambiente nella sua complessità e per i vari elementi naturali, in primis il suolo, fattore chiave di vitale importanza, al pari di aria ed acqua, spesso purtroppo dimenticato o trascurato. Obiettivo primario di ARCA è infatti quello di rigenerare il terreno per poter conseguentemente rivalorizzare il territorio e l’intero ambiente, nell’accezione più ampia del termine, donandogli e restituendogli benessere, armonia e bellezza.

Alla luce del suo spirito e della sua filosofia, oggi ARCA decide di rendere omaggio ad un fotoreporter umanista, considerato all’unanimità uno dei più grandi fotografi di sempre, Sebastião Salgado.

Salgado, nato ad Aimorés, in Brasile, nel 1944, ha realizzato numerosi reportage affrontando le tematiche più disparate, ma radicate sempre nello sfondo sociale e umanitario: dalla siccità del Sahel alla guerra coloniale in Angola e in Mozambico, dalle condizioni di vita dei lavoratori immigrati in Europa alla rivoluzione in Portogallo. Ha sempre lottato in difesa delle popolazioni dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo e oggi, in seguito al dilagare del Covid-19, ha levato la sua rilevante voce, tramite accorati appelli, per sostenere e tutelare coloro che ai suoi occhi appaiono maggiormente in difficoltà, gli indigeni dell’Amazzonia.

Al di là dei meriti in ambito fotografico, è bene sottolineare come Salgado sia esempio e testimonianza concreta di quanto l’impegno e la determinazione possano contribuire a migliorare in maniera decisiva l’ambiente nel quale viviamo. Egli, infatti, è riuscito nell’ardua e ambiziosa impresa di rivitalizzare i 600 ettari della foresta tropicale della Fazenda Bulcao.

Ci sono voluti 20 anni, dal 1998 ad oggi, di sforzi, non solo economici, per riforestare un’area che, prima della decisione del padre di Salgado di tagliare tutti gli alberi per favorire il pascolo, con conseguente totale inaridimento del terreno, era seconda per biodiversità alla sola Amazzonia. Oggi la foresta è rinata e, prestando la dovuta attenzione alle parole di Salgado, si comprende bene come la rigenerazione non abbia riguardato sola la natura, ma abbia coinvolto anche la sua anima in un legame inscindibile e indissolubile: “Quella terra era tanto malata quanto lo ero io, tutto era distrutto. Quando abbiamo cominciato, tutti gli uccelli, gli insetti e i pesci sono tornati. E insieme agli alberi che rinascevano, rinascevo anch’io. Questo è stato il momento più importante”.

Sembra di sentire in lontananza l’eco di una bellissima citazione di José Ortega y Gasset, filosofo e sociologo spagnolo nato alla fine del diciannovesimo secolo: “Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso”.

L’insegnamento più prezioso che possiamo ricavare dalla riflessione di Ortega y Gasset e in particolare dall’esperienza di Salgado è il seguente: siamo tutt’uno con l’ambiente circostante e siamo connessi e collegati con tutti gli altri esseri, viventi e non, che lo popolano e dunque sono necessarie e doverose la collaborazione, la condivisione e la cooperazione di tutti, a livello globale, come il Coronavirus ci ha prepotentemente sottolineato, affinché lo sforzo di Salgado non rimanga isolato, ma costituisca il punto di partenza per un’azione collettiva mirata alla tutela e alla salvaguardia del nostro fragile e al tempo stesso meraviglioso pianeta Terra.

Lorenzo Romagnoli (Dottore in Filosofia)



Lorenzo Romagnoli
l.romagnoli@arca.bio
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