07 Set L’AGRICOLTURA INTENSIVA E L’EROSIONE DEL SUOLO
L’agricoltura intensiva provoca l’erosione del suolo producendo trasformazioni (talvolta irreversibili) del territorio a velocità molto elevata. Questo viene dimostrato anche nell’ultimo rapporto dell’ SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), in cui si legge che nell’ultimo anno le nuove coperture artificiali hanno riguardato 69,1 km2, cioè circa 19 ettari al giorno.
I cambiamenti maggiori si registrano soprattutto nella pianura Padana, specialmente nella parte lombarda e veneta. Le conseguenze per il suolo sono disastrose e solo nel 2021 in Italia circa 12 km2 sono passati da suolo reversibile a suolo permanente.
Le conseguenze dell’agricoltura intensiva
Queste trasformazioni sono provocate dall’agricoltura intensiva, caratterizzata da un sistema di intensificazione e meccanizzazione agricola che ha come obiettivo il massimo rendimento dei terreni disponibili, anche attraverso l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Se queste modalità di coltivazione sono sostenibili sul piano economico, non lo sono certamente sul piano ambientale e salutistico.
I motivi sono molteplici. Innanzitutto, l’agricoltura intensiva uccide piante utili e insetti, impoverendo così il suolo e diminuendo la biodiversità. Si stima che l’agricoltura da sola minaccia l’86% delle specie a rischio di estinzione, occupando quasi il 50% del suolo terrestre non desertico e facendo un uso pesante di pesticidi. Inoltre, esattamente come per gli antibiotici, gli insetti e le infestanti sviluppano una resistenza ai pesticidi che costringe gli agricoltori ad utilizzare sostanze chimiche sempre più tossiche.
Un’altra ragione riguarda l’inquinamento. Secondo il report ISPRA del 2021, produrre cibo porta a emissioni di gas serra significative: solo nel 2019 le aziende agricole sono state responsabili del 7% di emissioni di gas serra. A ciò si lega anche il discorso degli allevamenti intensivi, anch’essi responsabili di erosione del suolo, perdita della biodiversità e inquinamento.
L’inquinamento prodotto attraverso metodi intensivi non si limita solo al suolo o all’atmosfera. Infatti a causa del rilascio massiccio di fertilizzanti e pesticidi, l’inquinamento si riversa anche nelle falde acquifere, le quali allo stesso tempo si desertificano per l’irrigazione smodata nelle zone più aride.
L’agricoltura intensiva e l’impermeabilizzazione del suolo
L’ipersfruttamento del suolo, anche attraverso aratura profonda e macchinari pesanti o deforestazione, rende il terreno molto fragile ed esposto ad agenti chimici estremi.
Rimuovendo lo strato arabile superiore del suolo, si crea un problema molto importante su cui sarebbe ora di iniziare ad agire, cioè l’impermeabilizzazione del suolo. Infatti, quando esso non è più in grado di assorbire acqua, si generano alcune tragiche conseguenze:
- l’acqua non riesce più ad infiltrarsi, impiega più tempo per raggiungere i fiumi, così da ridurne la portata e aumentando il rischio di inondazioni. Questo incide anche nel sistema fognario delle città, che non può sopportare un elevato deflusso idrico;
- avviene una grande perdita di carbonio organico, ricco di sali minerali. Questo a causa della rimozione del carbonio durante le attività edilizie, o del non uso del terreno arabile;
- si riduce l’evapotraspirazione nelle aree urbane a causa della perdita di vegetazione e del maggior assorbimento di energia solare dovuto alle superfici asfaltate. Tutto questo produce il cosiddetto effetto dell’”isola di calore urbano”, ciò impedisce al suolo di mitigare il calore e alle piante di assorbire gas inquinanti.
Verso un’agricoltura sostenibile: l’agricoltura biorigenerativa
Negli ultimi anni, la crescente comunicazione riguardo queste tematiche ci ha consumatori più consapevoli e inclini a comprare prodotti naturali e sostenibili. Per questo l’agricoltura biologica è cresciuta sempre di più, ricevendo fondi statali ed europei. Purtroppo però, le lavorazioni tradizionali eseguite in biologico, così come la semplificazione del sistema colturale, non permettono di contrastare l’erosione del suolo.
Ecco perchè da anni il Progetto ARCA sperimenta e applica tecniche di agricoltura biorigenerativa.
L’agricoltura biorigenerativa unisce i vantaggi del biologico alla rigenerazione del suolo, la cui salvaguardia viene messa al primo posto. Come? Attraverso la diversificazione colturale, la riduzione delle lavorazioni e la copertura del suolo.
Questi principi sono stati recentemente applicati nel corso del progetto AGRIBIOCONS, finanziato dal Bando “Sostegno alla creazione e al funzionamento di Gruppi Operativi del PEI – Sottomisura 16.1 Azione 2” Annualità 2017 – PSR Marche 2014/2020. L’obiettivo del progetto è mitigare il degrado dei suoli marchigiani, tramite il trasferimento e l’adattamento di tecniche e tecnologie agricole biologiche conservative (note come “agricoltura bio-conservativa”) nei sistemi colturali delle Marche, in particolar modo sui seminativi in rotazione maggiormente presenti.
I risultati attesi porteranno alla messa a punto di un modello agricolo adattato ai nuovi scenari climatici, in grado di conservare il suolo e la biodiversità, grazie anche al supporto della tecnologia.
No Comments