Le emozioni nel piatto

Che relazione sussiste tra cibo ed emozioni?

Il rapporto con il cibo si intreccia fin dalla nascita con le esperienze affettive legate ai primi “incontri” significativi: si pensi al bambino appena nato il cui primo istinto è quello di attaccarsi al seno della madre.
Il legame tra cibo ed emozioni, quindi, si instaura nelle primissime fasi della vita e permane per l’intera esistenza.

Mangiare, infatti, non ha il solo scopo di soddisfare una necessità fisiologica, ma costituisce anche un’occasione d’incontro e di comunicazione e risponde a un bisogno di cura, di scambio, di affetto.

I pasti sono un punto di riferimento importante, scandiscono i ritmi della nostra giornata e ogni evento importante della nostra vita sembra essere accompagnato da banchetti alimentari attraverso cui socializziamo e festeggiamo.

I piaceri della gola, inoltre, sono da sempre legati ai piaceri inerenti la sfera sessuale. Le connessioni tra il cibo ed il sesso, infatti, sono molto forti e rilevanti e sono collegate all’aspetto del desiderio e del piacere, nonché del nutrimento stesso. Si aggiunga poi, per completare il quadro, l’importanza conferita dalla società occidentale alla bellezza estetica e alla forma del corpo.

Diverse ricerche scientifiche (ad es. Simonelli C. et al., 2012; Markey C. N. et al., 2001) hanno evidenziato la significativa correlazione tra la sfera emotiva e il cibo e quanto quest’ultimo possa contribuire a “gestire” le emozioni.

Infatti, è interessante sottolineare un aspetto: per ognuno di noi esistono pietanze che fanno parte della nostra storia e ci riportano con la mente a qualcosa o a qualcuno di familiare, a particolari persone, eventi, luoghi, odori, sapori.

E’ stato dimostrato (Betina Piqueras-Fiszman et al., 2016) come alcuni alimenti mangiati in compresenza di uno stato emotivo molto intenso, ad esempio di stress o di tensione, abbiano ottenuto un effetto calmante non per lo specifico nutriente in essi contenuto, ma in quanto sono riusciti ad evocare proprio quei determinati momenti che hanno rappresentato per noi tutti condizioni di tranquillità, sicurezza, calore. Una volta individuati, questi “piatti della memoria” andrebbero inseriti all’interno della nostra alimentazione, proprio perché vengono riconosciuti a livello cerebrale.

Un’alimentazione sana deve perciò tener conto anche dell’aspetto emozionale legato al cibo. Non a caso, alla base della piramide alimentare mediterranea viene posta la convivialità, intendendo così riconoscere alla condivisione corale del momento del pasto e al piacere collegato al cibo una funzione positiva anche dal punto di vista della salute e del complessivo benessere psico-fisico dell’individuo.

Dott.ssa Laura Campagnoli (Biologa nutrizionista)



Laura Campagnoli
laura.campagnoli91@gmail.com
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