OrtoBioStrip, il progetto che tutela il tesoro della Terra: la biodiversità

Quello che siamo oggi, la nostra forma e quella di tutto ciò che ci circonda è il risultato di una lunga evoluzione di oltre 3,5 miliardi di anni, che ha visto il susseguirsi delle specie che hanno assunto forme nuove, andando a sostituire quelle che scomparivano sotto le influenze dell’ambiente circostante. La biodiversità è il “tesoro” di varietà di vita sulla Terra a tutti i livelli di organizzazione biologica, dai geni agli ecosistemi, dalla più piccola cellula al più grande organismo. La biodiversità è trasversale e comprende le differenze genetiche all’interno di una stessa specie, diversità genetica, la varietà di specie che coesistono in un determinato ambiente, diversità di specie, e la varietà di ecosistemi presenti sulla Terra, come foreste, praterie, oceani, ecc., diversità di ecosistemi.

Nel contesto marchigiano, tra i progetti innovativi di rilievo orientati alla tutela della biodiversità e dei servizi ecosistemici, spicca il progetto OrtoBioStrip finanziato mediante il PSR Marche 2014/2022 (fondi FEASR), dal Bando “Sostegno per la costituzione e la gestione dei Gruppi Operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura – Sottomisura 16.1 Azione 2” Annualità 2021.  Ortobiostrip è un progetto di diversificazione colturale che implementa alcune tecniche biologiche a basso impatto ambientale, in particolare strip cropping, ovvero la coltivazione a strisce di diverse specie in alternanza tra loro, e altri approcci agroecologici per produzioni ortive biologiche e diversificate, che siano rispettosi del suolo. Il progetto intende anche valutare il ruolo delle colture di servizio agroecologico negli avvicendamenti, l’impiego di materiali genetici eterogenei e una riduzione degli interventi meccanici grazie all’impiego di tecniche di minima lavorazione del suolo

I risultati attesi sono ambiziosi: le innovazioni proposte sono in grado di favorire il miglioramento della funzionalità del suolo e la gestione sostenibile delle risorse idriche, con implicazioni positive sia di carattere ambientale che sociale, come l’aumento delle rese produttive e della biodiversità, il sequestro di carbonio nel suolo, la riduzione di fenomeni erosivi e di dissesto idrogeologico del territorio. Tra le esternalità positive generate dal progetto vi è la valorizzazione e la tutela del paesaggio grazie al miglioramento della sua estetica, con il conseguente incremento dell’attrattività turistica del territorio. Al fine di dare maggiore risonanza agli approcci adottati, attirare l’attenzione di portatori di interesse esterni al partenariato, permettere la replicabilità delle pratiche e avviare un confronto con la cittadinanza e gli enti locali, è stato adottato l’approccio del Living Lab, dando vita a momenti di incontro sul tema del valore paesaggistico ed estetico della coltivazione a strisce, durante i quali sono stati raccolti i feedback dei partecipanti con questionari dedicati al tema, rendendo la comunità parte integrante e attiva del progetto, del cambiamento e dell’innovazione. 

Tutte le azioni di progetto sono sviluppate da un partenariato composto da più realtà del territorio che lavorano in sinergia. Le sperimentazioni vengono attuate presso gli appezzamenti delle due aziende agricole coinvolte e partner del progetto: l’Azienda Agricola “I Lubachi Bio” di Rosatelli Nicola (capofila) e l’Azienda Ortofrutticola Malavolta Enzo&Ivano. Il Gruppo Operativo si compone anche da 3 enti di ricerca: il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – CREA , l’ Università degli studi di Camerino – UNICAM , la Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica – FIRAB; e da Arca Srl Benefit, ente di informazione e di divulgazione dedicato.

Strip cropping o coltivazione a strisce

L’importanza della biodiversità

I benefici della biodiversità sono notevoli in termini di resilienza, fertilità del suolo, qualità dei prodotti e stabilità economica. Infatti, uno degli aspetti più interessanti del progetto OrtoBioStrip è proprio quello di andare a potenziare la lotta biologica conservativa e contenere le avversità biotiche, come insetti, funghi, batteri e virus, attraverso la riduzione della specializzazione colturale e l’aumento della varietà di colture, e l’introduzione di opportune fasce inerbite che costituiscono infrastrutture ecologiche di protezione.

Tuttavia la biodiversità non va intesa esclusivamente come la varietà degli esseri viventi e di specie presenti oggi sul pianeta, ma soprattutto come la varietà di relazioni che intercorrono tra i componenti di un ecosistema. Questi ultimi sono legati all’ambiente fisico e tra di loro da complesse connessioni da cui dipende il corretto funzionamento dell’ecosistema stesso e la sua capacità di risposta alle minacce circostanti. Le perturbazioni ambientali esterne che influenzano l’ambiente sono eventi naturali e modificano le specie esistenti generando nuove forme che meglio si adattano alla situazione, questo meccanismo evolutivo naturale preserva l’equilibrio dell’ecosistema. Attualmente il pianeta ospita una specie, quella umana, che interferisce continuamente con questi equilibri naturali e adatta l’ambiente, le piante e gli animali alle proprie esigenze, producendo trasformazioni enormi che portano con sé la scomparsa di numerose specie che si estinguono rapidamente perché il loro habitat viene distrutto o perché sfruttate eccessivamente dall’uomo.

«Proprio grazie alla conoscenze ecologiche, è ormai evidente che la rottura degli equilibri naturali può portare a lungo andare alla scomparsa delle condizioni ambientali che permettono la sopravvivenza della stessa specie umana. Salvaguardare la biodiversità e gli equilibri naturali è quindi necessario per il futuro della nostra specie.» [1]

La stretta correlazione tra l’attività intensiva dell’uomo e la diffusione delle malattie è emersa anche in un report del WWF Italia in cui si legge: «Alla base della diffusione del Coronavirus si celano la distruzione della natura e la perdita di biodiversità. Secondo il WWF solo conservando natura e biodiversità l’uomo potrà in futuro preservare salute e benessere.» [2] Durante il periodo di fermo a cui ci ha costretti la pandemia è stato interessante notare come la flora e la fauna hanno perseguito senza alcuna interruzione il loro sviluppo, riappropriandosi dei “nostri” spazi e di tutti gli ambienti urbani da cui sono state bandite a causa dell’attività intensiva dell’uomo. 

«Questa situazione ci dovrebbe invitare a riflettere sul potere rigenerante che ha la natura» [2], che è per sua essenza adattabile e capace di sfruttare tutte le risorse per progredire. 

Si rende quindi evidente il ruolo determinante della biodiversità nella sopravvivenza di un ecosistema. Gli ecosistemi più stabili e resistenti sono quelli vasti e con il maggior numero di specie diverse, in quanto le influenze ambientali avranno un impatto negativo solo su una piccola percentuale di specie presenti e difficilmente ne risentirà l’intero ecosistema. Viceversa, in un ecosistema che ospita poche specie, anche la perdita di una sola di esse può alterare notevolmente le interazioni su cui si basa il sistema, coinvolgendo una percentuale elevata dei componenti.

Il cambiamento climatico minaccia la biodiversità, i Presidi Slow Food e OrtoBioStrip propongono azioni concrete

Tra le principali minacce alla biodiversità troviamo i cambiamenti climatici, l’aumento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi stanno mettendo a dura prova molti ecosistemi. Attorno a questo tema si è svolto il convegno “I Presìdi e le Biodiversità delle Marche, alla prova del cambiamento climatico: stato attuale e prospettive”, organizzato da Slow Food Marche a Castignano (AP), con l’intento di indagare l’impatto del cambiamento climatico sulle produzioni agricole e sulle biodiversità agrarie. 

Convegno: “I Presidi e le Biodiversità delle Marche, alla prova del cambiamento climatico: stato attuale e prospettive”

Le modificazioni del clima sono sempre più evidenti con precipitazioni copiose e imprevedibili che mettono a rischio la sopravvivenza di quelle biodiversità che per secoli hanno caratterizzato l’economia e lo stile di vita delle Marche: «La biodiversità è un importante elemento di coesione che caratterizza l’aspetto identitario di un territorio, racchiude valori attorno a cui una comunità può creare legami di appartenenza, oltre a rappresentare un fattore di sviluppo economico» [3], ha dichiarato l’assessore Antonini, che riconosce gli agricoltori come i reali custodi della biodiversità a cui si deve il mantenimento di alcuni prodotti che altrimenti sarebbero scomparsi. In questo scenario assumono centralità l’attività di ricerca e innovazione per la messa a punto di tecnologie e innovativi sistemi di protezione del patrimonio agrario e culturale marchigiano. Giocano un ruolo fondante anche i Presìdi Slow Food, che lavorano per salvare dall’estinzione razze autoctone e piccole produzioni alimentari di eccellenza, per tramandare tecniche di produzione e mestieri, per valorizzare paesaggi, territori, culture. Molte di queste realtà sorgono in aree interne svantaggiate e isolate con problematiche importanti come la siccità. L’anice verde di Castignano, la mela rosa dei Sibillini, il mosciolo di Portonovo, il carciofo di Montelupone, sono alcuni dei prodotti locali menzionati durante il convegno, tra cui anche la Fava di Fratte Rosa, Presidio Slow Food, il cui referente è Rodolfo Rosatelli che, assieme al figlio Nicola Rosatelli, è impegnato a implementare nella propria azienda “I Lubachi Bio”, le innovazioni proposte dal progetto OrtoBioStrip

L’intervento di Rosatelli relativo alla Fava di Fratte Rosa è in linea con gli intenti che animano il progetto OrtoBioStrip: l’esigenza di azioni concrete per preservare la biodiversità. Egli sottolinea la necessità di ricostruire la base del seme della Fava di Fratte Rosa in quanto deteriorato da anni di autoproduzione, e ciò limita la vigoria di produzione e la resistenza alle fitopatie. Ricorda inoltre l’esigenza di supportare le microfiliere locali con bandi specifici e dedicati, in quanto quelli attualizzati dai vecchi PSR sono troppo complessi e non dimensionati per piccole realtà agricole che ruotano intorno alle biodiversità locali. 

Sono opportune politiche di sviluppo e non solo di sostegno.

Bibliografia: 

  1. Libro “La biodiversità” Di Valeria Balboni
  2. Articolo online: “L’importanza della biodiversità” di Filippo Favilli – Newsmagazine “Dislivelli”
  3. Articolo online: “I Presidi e le Biodiversità delle Marche, alla prova del cambiamento climatico: stato attuale e prospettive”


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