Spigolature marchigiane (1)

La nuova rubrica che parte oggi, insieme ai proverbi della cultura contadina marchigiana, intende regalare ai nostri lettori quegli aneddoti spesso dimenticati dalla storia maggiore ma non per questo meno affascinanti e non meno permeanti gli usi e i costumi di oggi.

Di questa storia “minore” o di quella poco conosciuta noi siamo comunque il frutto e, vedrete, le Marche, come al solito, sapranno stupirvi!

 

Nelle campagne marchigiane…

il capofamiglia o vergaro era una figura molto rispettata e deteneva quei privilegi dati dalla posizione di comando. La sua stanza, in casa, era considerata tabù, così come gli oggetti in essa contenuti. I figli, qui, non potevano entrare. Vi erano custoditi gli scettri del comando, bastone e ombrello…e anche i risparmi. Un’altra caratteristica particolare era la presenza del mattone comunicante che, rimosso, dava accesso visivo alla stalla sottostante, al neonato vitello, alla vacca gravida. Il passaggio, tra l’altro, garantiva il riscaldamento della stanza nelle notti d’inverno.

Massimiliano Montesi

 

Cupramontana…

città dell’antico Piceno, fu fondata dai Sabini in epoca preromana e per un certo periodo fu sotto la dominazione degli Etruschi, prima di essere municipio romano. La storia del nome di Cupramontana ha un curioso retroscena. I discendenti di coloro che Plinio il vecchio definì “Cuprensis cognomine montani“, dal tempio ivi dedicato alla dea Cupra, chiamarono la città Massaccio (Massa di Accio, derivante dal fatto che la città fu ricostruita non nel luogo precedente ma su di un colle più difendibile all’interno della tenuta – allora detta massa- di un certo Accio). La denominazione rimase tale, dopo la distruzione pur parziale ad opera di Goti e Longobardi, sino al 1861, anno nel quale chiesero al novello Regno d’Italia di recuperare l’antico nome. Il governo accettò la richiesta ma fece un errore clamoroso chiamandola Capramontana, con tanto di capra rampante impressa sullo stemma comunale. L’errore fu corretto nel 1862 con il regio decreto numero 600. Ma la storia non finisce qui, infatti il travagliato nome dovrebbe, come tradizione millenaria vuole, essere sempre scritto separato, ovvero Cupra Montana.

Massimiliano Montesi (fonte: pubblicazione “Sotto il cielo del San Vicino”)

 

L’Arena Sferisterio di Macerata…

nacque per il volere e contributo di 100 condomini per il giuoco del pallone col bracciale. Giacomo Leopardi ci dà testimonianza di questo fatto nell’Ode al Giocatore del pallone col bracciale. Il giocatore in questione è Carlo Didimi, al tempo osannato: diciamo il Maradona dell’epoca. Il giuoco del pallone col bracciale, che nelle Marche vide un seguito entusiastico, può considerarsi l’antesignano del tennis. Si giocava tre contro tre, non c’era la rete ma solo una delimitazione di pochi centimetri di altezza da terra tra i due campi e una limitazione laterale di un muro ove la palla di cuoio poteva battere come una sorta di battimuro, soprattutto in fase di invio. Il bracciale era un cilindro con l’impugnatura interna alla cui estremità erano fissate delle punte di ferro per imprimere presa e forza alla palla delle dimensioni di un melone. Le divise elegantissime ed invidiate e la vigoria dei giocatori affascinavano sia gli uomini che, in particolare, le signore.

Massimiliano Montesi (fonti: Terenzio Montesi e pubblicazione “Sotto il cielo del San Vicino”)

 

Pian d’Asdrubale…

è una località vicino a Fossombrone ove campeggia un mucchio di pietre che si dice sia la tomba del cartaginese sconfitto dai Romani nella battaglia del Metauro.

Il legame di questo territorio con i cartaginesi è tradizionalmente stretto e pare che da questo contatto i manifatturieri delle terrecotte di Fratterosa abbiano tratto il segreto prezioso (e impreziosente) dell’effetto opalescente.

Massimiliano Montesi (fonte: Terenzio Montesi)

 

Federico II…

di Svevia è nato a Jesi secondo la tradizione. Una delle testimonianze di ciò è una lettera scritta nel 1239 ai suoi concittadini. …”Da te è infatti uscito il Principe dell’Impero romano“. Altri passi testimoniano il grande orgoglio ed amore per la natia Jesi “…nobile città della Marca“.

La lettera, portata dal figlio Enzo, è un’esortazione agli jesini a non sottoporsi al dominio di Papa Gregorio IX …”Sorgi, dunque, prima genitrice e scuoti l’angusta oppressione del nostro oltraggiatore…”.

Massimiliano Montesi (fonte: pubblicazione “Vallesina Misteriosa”)



Massimiliano Montesi
massimilianomontesi@yahoo.it
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